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News Un grande sogno che si realizza: il Clairet
La cantina Grosjean nasce non solo con l’intento di produrre vino ma anche con l’ambizione di fare qualcosa di più: è nostro…
La cantina Grosjean nasce non solo con l’intento di produrre vino ma anche con l’ambizione di fare qualcosa di più: è nostro impegno (e sentito dovere) celebrare la terra in cui viviamo e produciamo da quattro generazioni. Vogliamo produrre vini identitari, all’insegna di una valdostanità che intende rendere il giusto tributo al lavoro di tutti quei vignerons che, da duemila anni, producono con tanta fatica vino in Vallée.
Il vino che state per assaggiare rappresenta uno dei momenti più alti del nostro modo di vivere e di pensare la viticoltura valdostana. Abbiamo accettato la scommessa di far risorgere un prezioso vino valdostano di origini rinascimentali, annoverato, fino a fine ottocento, tra i migliori nebbioli italiani dai più importanti esperti dell’epoca.
Per noi Grosjean è un grande sogno (ed un grande impegno) che, finalmente, si realizza. Dopo un quasi decennio di duro lavoro portato avanti da due diverse generazioni di Grosjean, ridiamo vita ad uno dei più celebrati vini della storia della viticoltura valdostana: il Clairet. Un lungo e duro lavoro, condotto sin dall’inizio con il sostegno dello storico del vino e agronomo valdostano Rudy Sandi, che ha comportato studi rigorosi volti a garantire una corretta reinterpretazione delle sue tecniche vinificatorie ed a recuperare le antiche varietà che ne componevano l’uvaggio.
Vi abbiamo incuriosito?
Volete saperne di più?
Questo vino compare presto nella cultura enoica valdostana. Già nel 1494, documenti pubblicati dal conte Passerin d’Entreves riportano che il Clairet veniva servito, presso il famoso castello valdostano di Issogne, al Re di Francia Carlo VIII in occasione dei suoi viaggi in Italia. Attraverso i secoli e le citazioni bibliografiche si scopre che, fra i suoi abituali consumatori, si annoverano prima i Duchi e poi i reali Savoia oltre ai più importanti casati nobili valdostani.
Ma che vino doveva essere per risultare così apprezzato dai più importanti casati reali? Il Clairet era un rosso passito secco prodotto esclusivamente con le migliori uve di una sottovarietà locale di Nebbiolo (denominata “Picotendro” in dialetto locale) accompagnate da un poco di uve di un vitigno autoctono recentemente riscoperto: il Neyret. Questo vitigno è antichissimo: un atto nobiliare del sedicesimo secolo, ne cita già i vini fatti proprio in abbinamento all’altro vitigno presente nel Clairet: il Nebbiolo “Picotendro”.
Le ultime citazioni della produzione di Clairet risalgono ad inizio novecento. All’origine della sua scomparsa contribuirono, nel disagiato periodo tra le due guerre mondiali, l’alto costo della sua tecnica di lavorazione, l’estrema rarefazione del Neyret a causa della fillossera e il calo della clientela aristocratica che poteva permettersi un vino così esclusivo.
Per onorarne il recupero, la nostra famiglia ha voluto reinterpretarlo con amorevoli attenzioni che partono dalla vigna per finire in cantina: abbiamo riservato alle nuove vigne di Clairet solo le più belle esposizioni dei nostri Crus dove abbiamo piantato solo le migliori selezioni di Picotendro e Neyret. Abbiamo poi analizzato le indicazioni contenute in antichi diari di cantina settecenteschi che ne riportano precisamente la tecnica vinificatoria: le nostre uve vengono raccolte a mano per poi appassire nei nostri fruttai sino a quando le reputiamo al corretto livello qualitativo. Le uve sovramature sono pigiadiraspate per poi fermentare 15/20 giorni. Riserviamo, come da tradizione, un 80/85% della formula vinificatoria al Nebbiolo Picotendro mentre al Neyret destiniamo il restante.
L’affinamento è di 24 mesi nei nostri tonneau di rovere francese. Successivamente si passa a 12 mesi in bottiglia prima della messa in vendita. Questo grande lavoro si è finalmente concretizzato, nel 2019, quando la prima annata del Clairet ha preso vita. La prima vinificazione ha visto nascere pochissime bottiglie gelosamente custodite nel nostro caveau. Considerate tutte queste cure, la produzione del nostro Clairet non potrà che rimanere in tiratura limitata ma per i Grosjean non è un problema. Pretendiamo il massimo da noi e da questo grande vino utilizzando solo le migliori uve e solo di queste rare varietà senza scorciatoie.
Non scoraggiatevi…nei prossimi anni, amplieremo pian piano le superfici che potranno pretendere, per la loro qualità, ad ospitare il clairet ed avrete il privilegio di assaporare qualche bottiglia in più di Clairet Grosjean seppure questo vino rimarrà sempre un prodotto esclusivo.