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Come lavoriamo…
In Valle d'Aosta, coltivare la vite è frutto di un connubio di tradizioni, abitudini e scienza agronomica. Il nostro modo di essere vigneron vuole portare lo stesso approccio anche in cantina.
…in vigna
Nel 2011, come Grosjean Vins abbiamo ottenuto, primi in Valle d’Aosta, la certificazione biologica, il credo nell’ecosostenibilità aziendale è un punto molto saldo e va a completare la nostra certificazione biologica in vigneto ed in cantina. Gli investimenti per arrivare a questo obbiettivo sono stati molto importanti e non sono ancora finiti.
Lavorazione terreno
La riscoperta di tecniche tradizionali ci ha permesso di capire l’importanza di arieggiare la nostra terra, ricca di scheletro e di sabbia ma che tende, al tempo stesso, a compattarsi molto nello scorrere delle stagioni. A seguito di un importante investimento di tempo e denaro, si è subito visto un ritorno di equilibrio, qualità e salubrità della vite ed una ridotta evapo-traspirazione del terreno.
Il contemporaneo utilizzo di sistemi di irrigazione goccia a goccia permette non solo un importante risparmio idrico (essenziali in questi ultimi anni dove la siccità ci ha accompagnati più del solito), ma anche una gestione più accurata del momento dell’irrigazione nelle diverse fasi fenologiche.
Sovescio
Una volta riscoperto l’importanza della lavorazione del sottofila, abbiamo iniziato l’utilizzo del sovescio con semina autunnale. Nelle settimane successive alla vendemmia, lavoriamo il terreno e seminiamo le essenze scelte con rigore, si tratta di un sovescio con fioritura a scalare e con un’eradicazioni diverse tra una coltura e l’altra.
A fine fioritura, indicativamente nel mese di maggio, quando il sovescio dovrebbe essere reinterrato, evitiamo questa operazione perché, grazie alle diverse radici fascicolate o fittonanti del nostro sovescio, abbiamo una ossigenazione naturale del terreno ed andiamo semplicemente a coricare il sovescio e lo restituiamo come pacciamatura per terra nel nostro vigneto.
Pratichiamo queste operazioni su quasi tutti i vigneti così da avere una presenza di fiori più lunga possibile per ospitare i nostri insetti pronubi il più a lungo possibile e apportiamo sostanza organica al terreno in maniera naturale.
Negli ultimi anni non facciamo più solo manipolazioni autunnali per il sovescio, ma lavoriamo con dei “ripper”, quindi con dei denti di ferro, anche in estate. Questa operazione permette di andar a togliere la concorrenza delle erbe infestati e successivamente riduciamo l’evapo-traspirazione del terreno, risparmiando ancora una volta l’acqua.
Ci ritroviamo così ad avere un terreno nudo e soffice tra luglio e agosto, che garantisce meglio l’assorbimento delle poche piogge estive.
Approccio alle malattie
Sottostando alla certificazione di agricoltura biologica, abbiamo delle regole da rispettare. Noi ci spingiamo ancora oltre in quanto utilizziamo prodotti affini alla biodinamica come estratti di olii essenziali, macerati di ortica, estratti di arancia per aumentare efficacia dei nostri prodotti.
Va sottolineato che i nostri trattamenti a base di rame e zolfo rispettano i limiti della biodinamica (più restrittivi della certificazione biologica) in quanto il nostro clima secco e ventilato ci permette di intervenire pochissime volte e con quantità rame limitate. In pochissime altre zone d’Italia è possibile fare un biologico così sano e mirato.
Ore di Lavorazione
In un vigneto di montagna come il nostro, dove le pendenze e le geometrie sono molto impegnative, le lavorazioni delle viti sono sostanzialmente manuali. Si cerca di meccanizzare quel poco che è possibile fare per abbattere ore di lavoro e ridurre dunque i costi.
Se si parla di una media di ore di lavoro ad ettaro in Italia, si parla solitamente di 150 ore/ettaro, ma nei nostri vigneti, nonostante la meccanizzazione, ci troviamo a fare circa un 700/800 ore per ettaro. Circa 5/6 volte sopra la media nazionale. Questo grande lavoro e sacrificio ripagano con qualità e salubrità di primissimo ordine.
…in cantina
Nella vinificazione, da sempre lo stile di noi Grosjean è quello tradizionale valdostano: poche lavorazioni indispensabili ad accompagnare l’intero processo. Il nostro grande compito è di seguire un processo naturale come la fermentazione alcolica, gestendolo per farlo andare nella giusta direzione. La base è e deve essere una uva di primissima qualità. Solo se si portano in cantina le migliori uve nelle condizioni ottimali si potrà ottenere un vino di alto livello e non artificioso.
Lieviti naturali e selezionati
È necessario far sì che il lievito presente nell’uva, oppure appositamente selezionato, possa procedere in un percorso di qualità, finezza, leggerezza. Noi controlliamo i processi naturali, non forziamo nulla. Se è possibile, favoriamo le fermentazioni spontanee, ma, se necessario, utilizziamo in qualche circostanza mirata anche lieviti selezionati al fine di ridurre l’utilizzo di solforosa al minimo possibile.
Follatura
Nell’imparare dal passato, abbiamo anche rivalutato e riadottato l’antica tecnica della follatura, fatta al giorno d’oggi con mezzi chiaramente più moderni. La follatura è molto rispettosa delle nostre bucce (per varietà autoctone e internazionali come il Pinot Noir) quindi andiamo a fare follature e quasi mai rimontaggi. Con questa tecnica, si vanno a comprimere le vinacce che emergono al fine di rompere il cappello e far affiorare in superfice il mosto.
Nuove tecnologie
In cantina, anno dopo anno, stiamo sviluppando e acquisendo know-how di nuove tecnologie che ci permettono di dare ancora maggiore qualità e ridurre le lavorazioni per permettere al vino di mantenere più naturalezza e maggiore salubrità. Ne sono un esempio l’utilizzo di presse di ultima generazione che lavorando a pressioni più basse, producendo meno fecce, oppure pompe peristaltiche che permettono di travasare il vino in maniera molto più delicata.
Gestione dei solfiti
Con vini sani possiamo fare una vinificazione con minima aggiunta di solfiti. I nostri livelli di solforosa sono molto più bassi della quantità minima richiesta. Al fine di agevolare il processo, travasiamo il meno possibile i nostri vini per evitare l’ossidazione e quindi andare in imbottigliamento con aggiunte oculate di solforosa.
Stile di Vinificazione
La nostra storia, anche recente, lo dice chiaramente, la Valle d’Aosta e la Borgogna sono due anime della stessa cultura enoica, solo di recente separatesi. Lo stile di vinificazione borgognone è dunque parte del nostro DNA. Rispetto allo stile più italiano, noi preferiamo l’utilizzo di botti di legno piccole, le barrique di rovere francesi con lunghi affinamenti. Ad oggi abbiamo quasi il 30% della produzione che affina nelle nostre barrique.